L’escalation bellica tanto temuta è iniziata da un bel pezzo. L’arrivo dell’aeronautica russa in Siria è stato il primo passo. Putin ha iniziato a tagliare i rifornimenti all’Isis (usata strategicamente dai nostri alleati per abbattere Assad), bombardando i convogli che portavano i rifornimenti di petrolio alla Turchia. La risposta della Turchia è stata l’abbattimento del caccia russo, al quale è seguito l’embargo di Putin nei confronti di Ankara e, ora, l’invito di adesione alla NATO per il Montenegro. E’ arrivata quindi la nota del portavoce russo Dimitri Peskov: “Mosca ha sempre osservato, a vario livello, che l’espansione continua della NATO e quella della sua infrastruttura militare ad est, certamente, non può che portare ad azioni di risposta da quello stesso est, ovvero la parte russa, per garantire gli interessi della sicurezza e la parità degli interessi“.
E’ ovvio che l’invito al Montenegro fa parte di una complessa partita a scacchi di dominio geopolitico, la stessa che ha reso l’Ucraina un triste teatro di guerra. Nel frattempo, lo Yuan viene ammesso dal Fondo Monetario Internazionale come valuta di riserva globale. Si cerca così evidentemente di tenersi buona la Cina, per impedirgli di deragliare verso la Russia, andando ad ingrossare le fila di Mosca.
Questo è l’intervento di Vladimir Putin, con il video e la trascrizione delle sue esatte parole, durante la conferenza stampa tenuta insieme a François Hollande.
Ora, per quanto riguarda il petrolio dell’ISIS, e l’affermazione che esso presumibilmente venga distrutto sul territorio turco, in occasione del vertice del G20, che ha avuto luogo in Turchia, ad Antalya, ho mostrato delle fotografie (di cui avevo già accennato pubblicamente) scattate dai nostri piloti ad un’altezza di 5mila metri. I veicoli che trasportano il petrolio sono messi in fila indiana e scompaiono oltre l’orizzonte. Sembra un oleodotto vivente. Si tratta delle forniture di petrolio su scala industriale provenienti dai territori catturati dai terroristi in Siria. Questo petrolio viene esattamente da questi territori e non da altri. Vediamo dall’aria dove questi veicoli si stanno dirigendo: si dirigono verso la Turchia, giorno e notte.
Posso immaginare che forse gli alti dirigenti turchi non siano a conoscenza di questa situazione. E’ difficile da credere, ma in teoria è possibile. Ma questo non significa, in ogni caso, che le autorità turche non debbano tentare di porre fine a questo commercio illegale. Su questo punto abbiamo una risoluzione speciale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che vieta l’acquisto di petrolio dai terroristi, perché queste autobotti che arrivano non sono solo piene di petrolio, sono piene di sangue dei nostri cittadini, perché i terroristi utilizzano questi soldi per comprare le armi, le munizioni, e poi compiono attacchi sanguinosi, come quelli contro il nostro aereo nel Sinai e poi a Parigi e in altre città e paesi del mondo.
Se le autorità turche stanno distruggendo questo petrolio, allora perché non vediamo il fumo dei fuochi? Ripeto: si tratta di forniture di petrolio su scala industriale! Si dovrebbero costruire intere strutture speciali per distruggere tutto questo petrolio. Nulla del genere sta avvenendo. Ma se il gruppo dirigente turco non è conoscenza della situazione, allora dovrebbe aprire gli occhi. Sarei disposto a credere che potrebbero essere coinvolti solo alcuni elementi corrotti, che fanno affari loschi, ma allora dovrebbero risolvere subito questo problema. Ma non c’è dubbio alcuno che il petrolio si stia dirigendo verso la Turchia. Lo vediamo dal cielo: i veicoli si dirigono là di continuo, vengono scaricati e ritornano vuoti. Poi vengono di nuovo caricati nel territorio siriano controllato dai terroristi, si dirigono in Turchia e nuovamente fanno ritorno in Siria vuoti. Lo vediamo tutti i giorni.
Ora, per quanto riguarda la questione delle dimissioni del presidente turco, questo non ci riguarda assolutamente. Riguarda unicamente il popolo turco. Non ci siamo mai immischiati negli affari altrui e non cominceremo adesso. E’ un grande peccato, tuttavia, perdere quel grado di sviluppo senza precedenti nelle relazioni bilaterali con la Turchia che eravamo riusciti a costruire in questi ultimi anni. Avevamo fatto tanto per raggiungere un livello così elevato, e stavamo guardando alla Turchia non solo come un Paese nostro vicino, ma anche come si guarda a un Paese amico e, praticamente, a un alleato. E’ molto triste vedere tutto questo distrutto in maniera così brutale e poco accorta.